da Parma (raggiunta comodamente in treno da Brescia) passando per Langhirano la città dei prosciutti e degli insaccati e poi su per la Val Baganza. Berceto, il Passo della Cisa e poi in picchiata fino alla meravigliosa e semidisabitata Pontremoli. 85 Km e 1144 metri di dislivello con l'amico Gino (originario di Parma) che ha voluto dilungarsi a presentare così l'itinerario fatto.

Ci aveva attratto l'itinerario della Bicistafetta Fiab di quest'anno per la varietà geografica che propone nei 350 km da Verona a Livorno da fare in 5 tappe a partire da sabato 3 settembre. Non avendo tutti quei giorni a disposizione, abbiamo deciso di "assaggiarne" un pezzo in anticipo e  ci siamo concentrati sulla tappa centrale. La Sala Baganza-Pontremoli, che, ciclisticamente, è la più impegnativa (dislivello 1100 m. su 70 km). È però anche, dopo averla fatta, la più godibile per il paesaggio-natura che attraversa e per la totale, completa assenza di traffico pur svolgendosi non su ciclabili ma sulla (ex) principale strada di comunicazione tra Parma e La Spezia, da ormai trent'anni drasticamente rottamata dalla quasi parallela autostrada

 

Casaselvatica villaggio tutto prati e boschi

 

 

inizi della strada del prosciutto presso Felino

 Da Parma, in 10 km costeggianti il Baganza si arriva a Sala, 160m.slm, all'imbocco della valle del Prosciutto, nel respiro della grande oasi dei Boschi di Carrega, sede Lipu. 20 km in falso piano (nei primi 5 fino a Felino si passano in rassegna gli stabilimenti di tutti i marchi della salumeria) ci portano ai 400 metri di Calestano. Antico capoluogo di sosta benissimo conservato, da cui cominciano quei 24 km di salita fino a Berceto che per noi sono stati la parte emozionalmente più intensa di tutto il percorso.
Impegnativi soprattutto i primi 10, selvaggi, a strapiombo sul torrente Baganza, pochi paesini aggrappati alla montagna - tutti con nomi molto terrestri Ravarano, Chiastre, Casaselvatica, Fugazzolo... altrettante stazioni di quell'autentica via crucis che fu questa strada fino agli anni '70 quando era la Camionale della Cisa, insidiosa soprattutto d'inverno: tanti i camion precipitati, leggende paurose nei racconti della valle. Qualche km prima di Berceto il paesaggio muta completamente aprendosi in un'ampia conca verde agricola che stempera l'asprezza precedente.

 

2 km dopo Calestano, già a strapiombo sul torrente Baganza

 

paesi montani che si intravvedono scendendo su Pontremoli

 

Da Berceto al passo della Cisa sono una decina di km (per 250 mt. di dislivello), con pendenze molto variabili, tutti in mezzo ai boschi, protetti da guard-rail in tronchi d'abete molto piacevoli alla vista. Da non mancare, almeno una sosta all'ostello-trattoria panoramica ricavato da alcuni giovani nell'ex casa cantoniera a 2 km dal passo. Sicuramente più gradevole di quel che promette il bazar turistico e senza turisti posto sul valico, nel diroccato glorioso edificio che per secoli ha presidiato il passaggio tra i mari di ponente e la valle del Po, e che ora attenderebbe un doveroso restauro.

Mentre sentiamo l'aria di mare che sale dall'altro versante, ci limitiamo a mettere i piedi a terra solo per coprirci in vista della lunghissima veloce discesa (20Km. per 800mt. di dislivello) giù per la val Magra. Tutta nel verde, ottimo asfalto, con scorci splendidi sui villaggi abbarbicati sul versante opposto. Inebriante. C'è posto anche per i richiami alla storia recente: proprio fra questi villaggi passava la famigerata Linea Gotica, quella che negli ultimi due anni dell'ultima Guerra mise le popolazioni montane alla mercé degli occupanti tedeschi e del loro terrorismo. L'amico Max ha un debito di memoria con una targa posta sulla facciata di una vecchia trattoria di Mignego, messa a ricordo di due ventenni, Ennio e Duilio, partigiani fucilati nell'estate '44. L'aveva notata molti anni fa durante una sosta imprevista e da allora ogni volta che ripassa il ricordo si ravviva e la sosta si impone. In bicicletta diventa ancor più naturale.

 

 

difficilmente si pedalano strade ove l'assenza totale - o quasi - di auto le trasforma in favolosi percorsi ciclabili

 

paesi montani che si intravvedono scendendo su Pontremoli

 Tre km oltre siamo a Pontremoli, un incanto di città medievale che meriterebbe una visita per ben più delle due ore che abbiamo a disposizione prima del treno che vogliamo prendere per il ritorno dalla locale stazione (il trasporto bici, anche se non previsto, è autorizzato bonariamente dal copotreno). L'antico capoluogo adagiato sul torrente Magra (“fiume più pulito d'Italia") ostenta ancora negli edifici tutta la floridezza perduta dei tempi in cui era centro di commerci e di transiti. Ora soffre lo spopolamento dovuto a una forte emigrazione, ma la quiete un po’ melanconica delle sue vie strette (da urbanistica marinara) fra botteghe chiuse e un po' demodé, le danno una patina nostalgica che turisti in bici come noi gradiscono appieno (come, vogliamo credere, la maggior parte dei cicloturisti).

 

poi le altre due con la targa partigiana che è sull'ingresso della trattoria di Mignegno

 

Sulla statale poco prima di Pontremoli per Ennio e Duilio

 

Lo svettante campanile di Pontremoli dalla piazza

 





Chissà che la bella idea (di Umberto Rovaldi, architetto paesaggista di Parma) di farne uno dei posti tappa d'arrivo del "percorso n°16" di Bicitalia, la grande Ciclovia nazionale Fiab in costruzione, possa contribuire a fare di Pontremoli un vero centro del turismo della bicicletta. Con il tragitto Val Baganza di oggi da promuovere a percorso cicloturistico d'eccellenza.

 

 

 

 

di Gino Ferri