Pertica Bassa in alta Valsabbia. Un'area tanto bella quanto sconosciuta. Forno d'Ono col suo «el Mulì de U» (in foto a lato) incontrato coi paciclici, Ono Degno e poi su, in salita al Passo Zenofer (1300mt), si incontrano in discesa due minuscoli gioielli Bisenzio e Presegno nel municipio di Lavenone.

Da quando abbiamo avvicinato questi luoghi ce ne siamo letteralmente innamorati. Il primo incontro nacque col sopracitato «El Mulì de U» (di Valerio e Giusy) e la sua storia. Le prime narrazioni lo fanno risalire al 1335, anno della fondazione del Forno di Hono da parte di Bertolino Alberghini e Arigolino De Bacci. Ma la «Storia del vecchio mulino» di Luigi Bresciani narra di un contenzioso nato tra il Potere Temporale e quello civile nel 1517. Il vecchio mulino conteso e portato a processo davanti al Tribunale Ecclesiastico - allora inquisitorio - per stabilirne il diritto di possesso e sfruttamento. La sentenza così pronunciò: «Nel nome di Cristo... noi Marco Sarocco, dottore in legge, arcivescovo di Lepanto...e Girolamo Cavalli, prevosto di S.Agata, con l'autorità conferitagli dalla Santa Sede Apostolica sentenziamo che... la permuta fatta del mulino con le pezze di terra risulta di evidente utilità per la chiesa di Hono e perciò confermiamo la presente sentenza... Obblighiamo gli uomini del Comune a mantenere a proprie spese e per sempre in futuro la lampada della chiesa davanti al Sacro Corpo di Cristo. Al Comune concediamo di tenere lecitamente il mulino. Addì 25 settembre 1517».

Di seguito qualche link e alcune foto: l'azienda agricola Cornablacca di Mariagrazia a Forno d'Ono ove si allevano le straordinarie quanto bellissime capre bionde dell'Adamello e un agriturismo molto agri e assai poco turismo Il Bastarel di Alma e Gabriele a Presegno (Lavenone) coi quali abbiamo preso parte da veri pastori ad una mini-transumanza di tre torelli sotto il divertito e caotico sguardo del cane pastore Cimino, pure lui molto cane ma assai poco pastore.

 

 

l'azienda agricola Cornablacca di Mariagrazia a Forno d'Ono che dopo ripetuti tentativi siamo riusciti a conoscere (Pertica Bassa, provincia di Brescia)

 

 

un primo piano di una capra bionda dell'Adamello dell'allevamento Cornablacca di Mariagrazia

la capra bionda dell'Adamello con caratteristiche gentiche particolari era in via d'estinzione. Oggi, grazie a interventi mirati, sta lentamente riavendo nuova vita

 

antiche foto esposte a Ono Degno durante la Festa della Madonna

 

 

da Forno d'Ono la strada sale con pendenze davvero inconsuete, anche ben oltre il 20%

 

 

Presegno visto dalle ex scuole elementari. Dietro si intravvede il Dosso Alto

 

Laura scende il ripido sentiero di Presegno ove ad attenderci ci sono i torelli di Gabriele. Li sposteremo in un nuovo recinto da noi stessi creato

 

l'Albino, il toro più anziano

 

Presegno: l'ingresso dell'agriturismo Al Bastarel con Gabriele sulla sinistra (non ama essere fotografato...)

 

Cimino, il cane pastore a presidio di Presegno

 

L'alba a Presegno del 2 ottobre 2011, ore 7:15

 

 

L'area delle Pertiche all'ombra della Cornablacca è stata teatro dal '43 al '45 della Resistenza partigiana. Qui operò la Brigata Perlasca e subito dopo il termine del conflitto venne pubblicato questo libro che ne porta il nome "La Brigata Perlasca" del 1946 di Emilio Arduino.

Giacomo Perlasca(...) «Avevamo detto poco sopra del fascino e delle bellezze di quella vita raminga (dei partigiani in alta montagna NdR). Ma ci si intenda col solito grano di saggezza. Entusiasmo, forza, pienezza... ma anche, e più spesso, quanta stanchezza, quanta malinconia! Quanto senso di solitudine e di sconforto, o d'inutilità di tutto quanto s'andava facendo! Da un certo punto di vista, tutto appariva così vuotamente strano!
Gli uomini poveri di umanità e di esperienza difficilmente capiscono questo. Per loro, ci sono i disonesti e ci sono gli eroi. E i disonesti stanno tutto il giorno rintanati con le facce cattive a maturare i piani per fregare i loro simili, e gli eroi viceversa, petto e fronte al sole, cantano perennemente gli inni della patria e della fede, coprendosi magari con fiori di campo gli ondeggianti capelli.
Invece ogni uomo ha mille anime, e l'una non fa a tempo a galleggiare che l'altra le salta addosso e la riannega. Così quei partigiani, nell'atto di camminare su un romantico sentiero di gloria, quanto male ai piedi, quanta voglia di cose grasse, banali, borghesi, una casa bella e calda, una cameriera brava, una camicia bianca e stirata! Invece niente, fango, freddo, fame.
Chi ce lo fa fare? I tedeschi uccidono, gli inglesi uccidono, gli uomini hanno sempre ucciso e uccideranno sempre. Fanno anche altre cose. Vanno a spasso, al caffè, a morose. Qualcuno si sposa, qualcuno no. Qualcuno anche va prete. Qualcuno dice che dopo ci saremo ancora, qualcuno invece che non ci saremo più. Centomila strade. E chi ha ragione? E che significa avere ragione? E se non sappiamo nemmeno chi l'abbia e che significhi averla, perché arrischiando così la nostra giovinezza? Perché sprechiamo qui le nostre energie migliori? Perché uccidiamo? Quel tedesco pallido che abbiamo ucciso ieri, aveva sul petto il ritratto del suo bambino. L'abbiamo ucciso così, per caso, perché passava sulla nostra strada, come avrebbe potuto passare su un'altra. Abbiamo fatto un orfano, abbiamo privato d'appoggio e d'affetto tutta una vita. Forse, insieme al dolore, abbiamo gettato la povertà sopra una casa lontana. Perché, perché, chi l'aveva mai visto, che c'importava di lui? Se si pensasse, tutte le volte che si uccide un nemico, che si uccide un uomo! Un individuo con un nome e cognome, la cui vita è strettamente legata, attraverso mille radici, al benessere, alla felicità, alla necessità di molti altri, che è soggetto ed oggetto di multiformi interessi, che non può scomparire senza che rimanga scalzata e sconvolta anche la vita di chi, per volontà di destino, è attaccato a lui.
Forse è meglio che non si pensi così. La guerra ci sarebbe lo stesso, e sarebbe ancor più dolorosa. Invece si schiaccia il grilletto, si uccide un tale e si fa un segno sulla cassa del fucile. Un altro. Uno di più nel carniere. Speriamo di aver sempre fortuna.»

in foto Giacomo Perlasca fucilato a Brescia il 24 febbraio 1944
tratto da La Brigata Perlasca di Emilio Arduino - Vittorio Gatti Editore 1946, Brescia