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Impegniamo la salita: pendenza effettiva del 17% quasi impossibile per bici col carico. Contiamo i metri scorrere lentissimamente. Comincia a balenare il dubbio che il complesso ecoturistico Scorpio non sia più funzionante. Il morale cala e la salita, imperterrita, mantiene pendenze impossibili. Dopo circa 5 Km di assurda fatica una malmessa insegna sentenzia: Scorpio 300 mt. Sterrati. Arriviamo

accolti da due cagnacci dei quali uno non ne vuol sapere di zittirsi. Guardiamo il complesso Scorpio. Presenta una parete artificiale d'arrampicata alta almeno 20 metri. Ma nessuno è presente. Tra il guaire dei cani e la mancanza d'anima viva prende vigore l'ipotesi del campeggio abusivo mentre ecco che, oppla', salta fuori Edin Durmo un simpatico signore di mezza età confermandoci inesorabilmente la chiusura della struttura. Rendendosi conto che siamo lì per lui, e in bici, con nelle gambe quell'assurda salita, decide di ospitarci consentendoci di campeggiare dove ci pare. E il posto in mezzo ai monti e ai boschi a noi piace davvero tantissimo. Ceniamo col poco che fortunosamente abbiamo appresso – pane lepina e formaggio affumicato – e salutiamo Edin che nel frattempo torna a casa sua regalandoci un paio di birre. Andiamo presto a nanna, non ci si vede assolutamente nulla e qui non c'è corrente elettrica né anima viva.

Il mattino seguente è tutto nuvoloso. Smontiamo, rinsaldiamo i nostri averi sulle bici ripercorrendo a ritroso la – ora – discesa chiaramente ripidissima. Colazione presso un bar ove non ci fanno pagare nulla e ci dirigiamo verso Sarajevo ben sapendo di dover spezzare la tappa e dobbiamo giocoforza pedalare 6 Km di una strada che sulla carta pare un'autostrada. Nella realtà sarà peggio. Ne usciamo vivi imboccando poi la parallela all'autostrada verso Sarajevo. Traffico elevato pure qui ma ora non abbiamo alternative. Decidiamo di virare su un paesino Visoko (30 Km da Sarajevo). Troviamo una simpatica sistemazione dopo un'ora di ricerche. Mentre passeggiamo, sulla strada principale notiamo delle inequivocabili porte con rete da calcio trascinate e sistemate ad occupare integralmente la sede stradale. E bambini dalle casacche gialle con scritto VISOKO in evidenza sulla schiena. Salta fuori un signore che parla benissimo l'italiano. È Zdenko un ex giocatore di pallamano della nazionale jugoslava e ora allenatore dei ragazzini di cui sopra. Zdenko ha vissuto in Italia durante la guerra a Firenze, Palermo, Prato. I figli si son laureati in Italia e anche la moglie e' interprete.

Terminate le partite ci sediamo ad una "cevabberia" trascorrendo la serata. Ci racconta del periodo bellico, della pallamano. Conosciamo Alma la moglie. Il mattino seguente siamo ospiti a casa loro. Dopo un ottimo bosnian coffee la conversazione dilata i temi della sera precedente. La loro casa fu un quartier generale delle forze bosniache. Delle granate serbo-bosniache indirizzate sulla città ma che non potevano colpire la sua casa protetta dalla collina. Ci racconta di alcuni gruppi di Mujajiddin “importati” dall'Afghanistan nei primi anni '90 – ora stabili in Bosnia – recentemente sorpresi con armi e numerosi soldi. Ennesimo sconosciuto tassello della sempre meno comprensibile polveriera balcanica.

Gli accordi di Dayton per la Bosnia Erzegovina la dividono in due Regioni, formalmente sembrano due Stati. La Federazione della Bosnia-Erzegovina e la Repubblica Serba di Bosnia. Con continua rotazione presidenziale: un serbo, un bosniaco (musulmano) e un croato. Questo comporta un moltiplicarsi vertiginoso della burocrazia amministrativa. Costi assolutamente inopportuni per gestire la già complessa macchina pubblica – normalmente farraginosa, figuriamoci moltiplicata per due o per tre. Secondo Zdenko, egli stesso papabile a carica pubblica in sede elettiva (che però non vuole percorrere), tutto ciò è un enorme zavorra e un grave danno per la Bosnia-Erzegovina. Alle nostre ripetute sollecitazioni Zdenko, allargando le braccia, dice di non saper spiegare nemmeno lui il perché di tutto questo e di tutto ciò che è stato.